Ci sono domande che l'uomo pare non voglia porsi: sono come dei "tabù" che sembra non sia lecito affrontare.

Fatto davvero strano: le continua scoperte scientifiche, le innovazioni tecnologiche e le passioni politiche si rivolgono a soggetti che ignorano tutto di loro stessi.

Com'è possibile questo? Cosa dobbiamo attenderci da un sistema a tal punto privo di consapevolezza? C'è una via che porta alla "conoscenza"?


L'ARGOMENTO DEL MESE

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IL RISVEGLIO DELLA COSCIENZA

IL CENTRO DI GRAVITA' PERMANENTE

La strada che conduce alla seconda nascita, cioè allo sviluppo dell’Anima, è la strada del risveglio della coscienza. E’ una strada "rivoluzionaria", ma non nel senso di rivoluzione sociale, esterna e collettiva, bensì in quello di rivoluzione psicologica, interna ed individuale (rivoluzione della coscienza).

Essa si attua percorrendo un sentiero iniziatico che porta ad un progressivo e graduale innalzamento del livello dell’Essere.

Infiniti, sia in alto che in basso, sono i gradi del livello dell’Essere. Ogni individuo occupa in ogni istante della sua vita un gradino ben preciso sulla scala dell’Essere ed il livello raggiunto dipende strettamente dalla sua capacità di liberare la propria Essenza eliminando gli Aggregati psichici.

Chi vive con la coscienza addormentata, affascinato dai propri Aggregati e dimentico di se stesso, obbedisce continuamente alla volontà di "altri": non detiene pertanto un alto livello dell’Essere. Tutti i nostri sforzi devono tendere in modo pratico ad innalzare sempre più questo livello.

E’ quindi importante la simbologia della scala. Essa rappresenta, gradino dopo gradino, il cammino che conduce all’autorealizzazione intima. Possiamo capire, adesso, il significato delle scalinate poste ai lati delle piramidi dell’America precolombiana e che conducevano ai templi del sole; e capiamo anche il significato della biblica scala di Giacobbe (Gen. 28, 12).

Riproduciamo qui sotto una incisione di ispirazione alchemica (*Mutus liber* di Altus): oltre al simbolo della scala, contiene anche un esplicito invito al risveglio, rappresentato dagli angeli che suonano le trombe in direzione dell’uomo addormentato.

Da un punto di vista psicologico, lo stare su una scala implica una condizione provvisoria, di transito. Su una scala non si sta: o si sale o si scende. Di fatto, il non salire significa discendere. Colui che non distrugge i suoi Aggregati, li rafforza ("le tendenze si accentuano"). Non è possibile mantenere stabile il proprio livello dell’Essere: se esso non si innalza, inevitabilmente si abbassa.

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Quattro sono le tappe fondamentali della salita sull’infinita scala del livello dell’Essere, ed ogni tappa è caratterizzata da un diverso stato di coscienza.

Il primo stato di coscienza, quello più basso (ma non esiste un limite inferiore in questo stato), è paragonabile al sonno profondo e ipnotico. Più che di coscienza, si potrebbe parlare di incoscienza o infracoscienza. E’ il livello dell’eikàsia, della pura imitazione ipnotica, della barbarie.

Un passaggio automatico, fisiologico, lo separa dal secondo stato, quello della pistis, che in un certo senso rappresenta un risveglio. Ma lo stato di veglia della pistis è paragonabile a quello dell’uomo quando si sveglia al mattino, non è dunque un vero risveglio della coscienza. Nella pistis regna ancora l’affascinazione, anche se scompare la barbarie e la pura imitazione. Si può infatti dire che qui l’imitazione lascia il posto alla credulità, che è pure una forma di imitazione, ma in un certo senso più elevata: credo perchè l’ha detto un altro.

Questi due primi stati sono comuni e si alternano in tutte le persone correnti. Ma sono entrambi stati dell’ignoranza e dell’errore, in cui la coscienza resta profondamente addormentata.

Il risveglio vero inizia nel terzo stato di coscienza, quello della diànoia. Ma il passaggio a questo stato non è né automatico né fisiologico. E’ un passaggio volontario e critico. In condizioni normali l’umanoide non è in grado di eseguirlo e resta intrappolato nei primi due livelli. Solo eventi straordinari come una grande inquietudine spirituale, avvenimenti tragici come gravi delusioni o malattie, eccezionali qualità morali come un’insolita capacità di autocritica e di pentimento possono aiutare l’umanoide ad effettuare questo passaggio. Il terzo stato di coscienza è lo stato in cui comincia il vero risveglio, lo stato della "messa in discussione".

Dalla credulità si passa al vero credere. qui non si crede più perchè ci si fida, ma perchè si incomincia a sperimentare di persona. Questo è anche lo stato del cammino iniziatico, lo stato in cui il livello dell’Essere comincia finalmente ad innalzarsi. E’ lo stato in cui si inizia a formare una stabile relazione con l’Essenza e in cui gli Aggregati vengono compresi ed eliminati.

Da questo stato, attraverso un passaggio rivoluzionario (nel senso precisato all’inizio di queste pagine), si entra nel quarto stato di coscienza, cioè in quello della nous, che è lo stato dell’Anima formata. In questo stato la coscienza è completamente risvegliata e l’umanoide è diventato Uomo. Si manifestano quindi le qualità della coscienza, la felicità, la volontà, la pace, l’amore, l’estasi, la shamadhi. E’ lo stato che, nel suo infinito estendersi in alto, porta alla liberazione totale e all’autorealizzazione.

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Poiché il nostro è un obbiettivo pratico, si tratta di individuare alcune norme di comportamento che ci possano portare concretamente al risveglio della coscienza.

"Risveglio" significa uscita dal sonno e dall’affascinazione di cui sono responsabili i nostri Aggregati. Essi, come abbiamo già visto, sono illusione e fanno vivere l’umanoide in una realtà fittizia che viene scambiata per Realtà oggettiva. Ma in che modo agisce l’Aggregato, come riesce a creare in noi questa falsa realtà? Fondamentalmente, attraverso due meccanismi.

1) Innanzitutto, con la distrazione dall’istante, dal "qui e ora". L’Ego, infatti, ci trascina sempre fuori dall’attimo e dalla situazione presente e reale (fuori dal tempo e dallo spazio) e, attraverso rimpianti, progetti, fantasie, ci proietta in mondi irreali posti spesso nel passato o nel futuro.

La realtà del presente viene sostituita dall’irrealtà di vani contenuti psichici. Un attacco d’ira, ad esempio, agisce distraendoci dalla situazione reale e trascinandoci altrove in una fantasia di violenza; un desiderio ci porta lontano nel tempo, facendoci fantasticare su un poco probabile futuro. Cos’è dunque la vita, vissuta in questo modo? Solo una raccolta di sogni illusori. Dove siamo noi adesso? Opera l’Essenza o un Aggregato?

Da questa situazione si esce con un atto di volontà, con la decisione di VIVERE L’ISTANTE. Solo questo istante conta, è reale. Tutto il resto è illusione e sogno. Il tempo della nostra vita è un insieme lunghissimo di punti, di istanti. Dove siamo noi in questi istanti? Ci siamo o non ci siamo? In quale affascinazione, desiderio, fantasia siamo coinvolti? (fig. 15)

E’ quindi indispensabile, se nella nostra vita non vogliamo collezionare solo vuote illusioni, accettare e praticare la DOTTRINA DELL’ISTANTE. Ogni istante, cioè, deve essere vissuto in piena consapevolezza. La chiave di questa consapevolezza è la chiave di violino, chiamata anche chiave di sol : S.O.L. significa: Soggetto, Oggetto, Luogo. In ogni istante, cioè, consapevolezza di noi stessi, di chi ci sta di fronte, dell’ambiente che ci circonda.

La distrazione, quindi, deve lasciare il posto a ciò che viene definito stato di all’erta percezione, lo stato proprio delle sentinelle in tempo di guerra. Risveglio della coscienza significa anzitutto capacità di utilizzare al massimo la percezione dei cinque sensi. Quante cose non vediamo perchè siamo distratti dall’Ego! Percorriamo decine di volte la stessa strada senza accorgerci della forma di una finestra o di un simbolo posto su un balcone. Siamo perfino capaci di scivolare su una buccia di banana perchè non l’avevamo vista! Dov’eravamo in quel momento? Certo non camminavamo assieme al nostro corpo fisico su quella strada.

Così, giorno dopo giorno, accumuliamo occasioni mancate, incontri perduti, suoni non uditi, cose non toccate. Esperienze che, se fossero state vissute, sarebbero state vita reale.

2) L’Ego non agisce soltanto attraverso la distrazione. Abbiamo già considerato come una delle sue principali caratteristiche sia la meccanicità. Il risveglio della coscienza si deve ottenere dunque anche attraverso il controllo dei comportamenti meccanici, assumendo la condizione psicologica dello stato di all’erta novità. Ciò significa continua e costante disponibilità verso il nuovo, il cambiamento, il confronto, il cambiar modo di pensare, l’abbandono di preconcetti e di pregiudizi. Significa anche distacco dalle cose, accettazione della impermanenza e della provvisorietà della materia. Tutto il mondo delle forme muta di continuo e l’uomo, in quanto forma, deve saper mutare con il tutto.

L’ostinato attaccamento al vecchio, la ripetizione meccanica, il ricordo sterile sono spesso strumenti nelle mani dell’Ego, così come la capacità di rinnovamento, di ricominciare da capo, anche giorno dopo giorno, sono spesso espressione dell’Essenza.

Distrazione e meccanicità sono dunque due importanti caratteristiche dell’Ego che, una volta scoperte, lo rendono vulnerabile e ne consentono l’indebolimento attraverso le fasi iniziali del lavoro interno.

 

IL CENTRO DI GRAVITA’ PERMANENTE

Il cammino iniziatico, le cui origini sono situate al passaggio tra il secondo ed il terzo stato di coscienza, ha per fondamento una condizione psicologica particolare rappresentata, come s’è visto, da una forte inquietudine spirituale quasi sempre unita a un crollo delle illusioni e a forti tensioni emozionali (la compassione buddista). Colui che cerca ("der Suchende") sperimenta l’insoddisfazione per il mondo in cui vive ed è irresistibilmente attratto da un altro mondo, che però intuisce senza ancora conoscere. Capisce, insomma, che lì dov’è non può restare, ma non sa bene ancora dove andare.

E’ questa la condizione della cosiddetta notte mistica di S. Giovanni della Croce o della selva oscura di Dante. In termini alchemici è la nigredo, sorta di doloroso e oscuro travaglio interiore in cui nulla sembra confortare l’eroe melanconico se non il desiderio, che scaturisce dal 3% della sua Essenza, per l’Opera che vuole compiere, cioè il cammino verso la propria Autorealizzazione.

La condizione di nigredo, che di fatto rappresenta una ricerca passiva, una specie di fermentazione psicologica, lascia poi il posto ad una ricerca attiva detta, sempre in termini alchemici, peregrinatio, che è simboleggiata da un viaggio per mare. In ciò sta il significato della nave, che spesso ha in bella mostra una scala di corda che conduce alla cima dell’albero maestro.

Il senso della peregrinatio è senz’altro quello di una separazione, ma anche quello di un cambiamento e di una scoperta nuova. Chi affronta questo viaggio vive un’esperienza di abbandono e di distacco da qualcosa di certo e di noto, ma sa di dirigersi, con la sua caravella, verso una più gratificante speranza; in fondo è lieto di abbandonare le sue certezze, perchè lo stato di nigredo gli ha fatto comprendere che erano illusorie.

Tuttavia, non è un’impresa facile, perchè si tratta di cambiare un intero modo di pensare: il passaggio al nuovo mondo implica l’abbandono definitivo del vecchio (non si può mettere il vino nuovo in otri vecchi). Questo concetto, banale nel suo enunciato, dev’essere perfettamente compreso e messo in pratica.

La peregrinatio è un periodo psicologico ben delimitato nel tempo. Corto o lungo che sia, è però indispensabile al ricercatore, perchè costituisce per lui una specie di lavacro purificatore che consente al suo 3% di Essenza di manifestarsi attraverso un nuovo senso di orientamento interiore. Inizia così a formarsi, all’interno del suo spazio psicologico, quello che viene definito il centro di gravità permanente.

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Uscendo ora dalla metafora del viaggio, cerchiamo di definire meglio cosa si intenda per centro di gravità permanente.

Nello spazio psicologico dell’umanoide, cioè dell’uomo dei primi due stati di coscienza, nulla di permanente sembra dimorare, ma solo i mutevoli Aggregati che lo trasportano continuamente da un comportamento ad un altro, da uno stato d’animo ad un altro ecc.. L’unica cosa degna di poter essere definita permanente, integra e non frammentata o plurale, sarebbe il 3% di Essenza, in quanto solo esso potrebbe costituire un nucleo di vero e duraturo centro di orientamento psicologico. Ma questo 3% è soffocato, oscurato dall’Ego; di fatto, è l’Ego che costituisce il centro di gravità dell’umanoide. Ma non è reale né permanente.

Il viaggio per mare, in pratica, ha il significato di una volontaria rinuncia all’Ego e di una decisione di entrare in relazione con l’Essenza. Questa concreta condizione psicologica è sancita da diverse cerimonie e rituali d’iniziazione, tra cui il battesimo cristiano, dove al battezzando (cioè a colui che sta per decidere di entrare nel cammino iniziatico) viene formalmente chiesto di rinunciare al male e a Satana (le cosiddette "promesse battesimali").

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Un’importante differenza tra il simbolismo della peregrinatio e la condizione psicologica concreta è che, nella realtà pratica, non ci si separa dall’Ego così facilmente come ci si separa da una costa. All’inizio del viaggio, l’Ego continua infatti ad abitare ben saldo nella psiche del navigatore e a tenere soffocata la totalità della sua coscienza.

La separazione è, dunque, solo psicologica: un proposito, una buona intenzione. Il ricercatore dice a se stesso: "da adesso in poi non intendo più gravitare attorno all’Ego, bensì attorno al 3% di Essenza".

All’intenzione, però, come spesso succede, non corrispondono i fatti , che continuano, come sempre, ad essere determinati dall’Ego. Questa condizione di incoerenza, che fa soffrire il ricercatore, è ben evidenziata in Ovidio, nella celebre frase di Medea: "video meliora, proboque: deteriora sequor": vedo il bene, l’approvo, ma seguo il male.

Per superare questa difficoltà, è indispensabile un piccolo atto di eroismo: bisogna che l’umanoide, già insoddisfatto della sua vita, deluso nelle sue illusioni, passato per forti crisi emozionali, dopo aver cambiato modo di pensare, pratichi degli sforzi coscienti e dei sacrifici volontari. Il proposito di rifiutare un certo numero di comportamenti egoici deve corrispondere alla messa in atto di altrettanti comportamenti coscienti. In questo modo la meccanicità, l’affascinazione, il rumore, l’incostanza, l’indisciplina, l’imbroglio, il sotterfugio, la falsità, il disordine, l’ambiguità lasciano il posto al silenzio, alla disciplina, all’organizzazione, all’ordine, alla rettitudine, alla perseveranza; il tutto in uno stato di all’erta percezione-novità.

Così, pur rimanendo il suo spazio psicologico pieno di Ego, egli di fatto comincia ad allontanarsene: le nuove qualità interiori, ridimensionando l’estensione degli Aggregati, iniziano a farlo gravitare attorno al 3% di Essenza e riescono a fargli prendere coscienza dei suoi difetti. Prima, con l’Aggregato egli era un tutt’uno, confluiva con esso, era Aggregato lui stesso e non ne poteva quindi avere un’esperienza reale. Ora, osservando le cose dal punto di vista dell’Essenza, gli è possibile disidentificarsi, realizzare cioè nei confronti dell’Aggregato quella separazione tra osservatore e osservato che rende possibile la vera conoscenza. Osservando l’Ego dall’Essenza, egli ha la possibilità di studiarlo in maniera scientifica e reale.

Possiamo quindi affermare che è proprio la disidentificazione il vero significato psicologico della peregrinatio.

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L’osservazione degli Aggregati compiuta dal 3% di Essenza, cioè in modo non identificato, prende il nome di autoosservazione psicologica. In chi fa dell’ Essenza il proprio centro di gravità, l’Autoosservazione diventa una facoltà costante, attiva in ogni momento ed in ogni circostanza. Più grandi sono le difficoltà della vita, maggiori sono le opportunità per l’Autoosservazione psicologica, perchè è proprio nelle difficoltà che gli Ego hanno le maggiori possibilità di manifestarsi. Il ritiro dalla vita attiva, se da un lato può favorire lo studio di sé attraverso il silenzio, dall’altro può portare alla falsa credenza di possedere relativamente pochi Aggregati. Perciò la vita di tutti i giorni, la cosiddetta palestra psicologica, rappresenta la via migliore per la conoscenza di sé.

L’Autoosservazione, basandosi fondamentalmente sulla relazione con il 3% di Essenza, porta con sé il concetto di autoricordo, cioè la capacità di ricordarsi sempre, di istante in istante, di sé stessi. Colui che non è capace di ricordarsi di se stesso, non è neppure capace di autoosservarsi; e viceversa.

Possiamo affermare che autoricordo e autoosservazione sono le due facoltà fondamentali che si risvegliano in chi comincia a creare in sé il centro di gravità permanente. Sono queste le due facoltà-base per tutto il successivo lavoro interno.

  • La capacità di Autoosservazione rende possibile un importante esercizio, sia pure facoltativo, di autoanalisi: la RETROSPEZIONE. Si tratta di ripercorrere, in modo non identificato e quindi alla luce del 3& di Essenza, la giornata a ritroso nel tempo con lo scopo di evidenziare gli Aggregati che si sono manifestati all’interno della spazio psicologico. Maggiore è la capacità di vivere l’istante in Autoosservazione durante il giorno, maggiori sono i frutti della pratica della Retrospezione. Essa si attua alla sera, con il corpo perfettamente rilassato e dopo aver liberato la mente da qualsiasi pensiero: non bisogna compiere l’errore di "pensare" all’Aggregato, perchè il pensiero è identificante e porta con sé reazioni emozionali personali e soggettive. Lo scopo della Retrospezione è invece quello di riuscire a scoprire e poi a studiare l’aggregato in modo oggettivo. E’ pertanto indispensabile che, all’inizio della pratica della Retrospezione, ci si metta in relazione con l’Essenza.

    Ci si astenga, tuttavia, per il momento, di eseguire simile pratiche fino a che, continuando la lettura di questo libro, non se ne sia capita la tecnica perfetta.

  • AUTORICORDO e AUTOOSSERVAZIONE costituiscono gli strumenti fondamentali per la comprensione dello spazio psicologico. La pratica costante di queste due facoltà, resa possibile dalla formazione del Centro di gravità permanente, porta all’autoscoperta e all’autorivelazione: riusciamo cioè a vederci per ciò che veramente siamo, senza illusioni e senza identificazioni.

    Tale scoperta critica degli Aggregati rappresenta il presupposto per il loro studio e per quel processo di autoanalisi che conduce alla conoscenza di sé (autoconoscenza). Ed è proprio la conoscenza di sé uno degli obiettivi, non certo secondario, del ricercatore, perchè egli sa che la seconda nascita, il diventare vero uomo, passa attraverso la già citata frase incisa nel frontone del tempio di Apollo in Delfi: conosci te stesso e conoscerai l’universo e gli dei.

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    Una importante caratteristica del Centro di gravità permanente è quella di essere magnetico, di essere cioè capace di attrarre e mettersi in contatto con altri Centri analoghi. Anche gli Ego si attraggono. La loro attrazione, però, non è magnetica, ma è conseguenza nell’esistenza di determinate leggi (del caso, della ricorrenza) che studieremo più avanti; e la relazione che si stabilisce tra di loro dura solo per il periodo, in genere breve, del loro predominio nello spazio psicologico; dura, cioè, fino a che quell’Ego non viene soppiantato da un altro.

    Ad esempio, un’amicizia può stabilirsi perchè due persone, per ricorrenza o per caso, si incontrano e scoprono in loro Aggregati comuni; l’amicizia finirà quando a quegli Ego subentreranno degli altri.

  • Esempio di attrazione tra diversi centri magnetici in persone che hanno risvegliato una certa percentuale di Essenza.
  • Ciò non accade se l’attrazione è determinata dall’Essenza. Chi sviluppa in sé un Centro di gravità permanente, ne attrarrà magneticamente un altro, e questo un altro ancora, e così via. Con questa particolarità: che una simile relazione non è fugace come quella provocata dall’Ego, bensì duratura. Anzi, permanente. Inoltre, un Centro piccolo viene più fortemente attratto da un Centro più grande, e la situazione generale che si viene a creare è rappresentata nella figura qui sopra. Tra le persone che cercano e che riescono a risvegliare un po’ di Coscienza viene cioè a stabilirsi, apparentemente in forma inspiegabile, un legame stabile che consente loro di non perdersi e di ritrovarsi sempre nel labirinto dell’esistenza.

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    La formazione del Centro di Gravità Permanente non ha però solo l’effetto di portare all’Autoconoscenza. Di fatto, migliora anche la qualità di vita del ricercatore, poiché ne migliora le relazioni.

    L’essere umano ha fondamentalmente due tipi di relazione: una con il "sé" e una con il "fuori di sé". Dal momento però che la sua vita è, come abbiamo visto, completamente condizionata dall’Ego, non c’è da stupirsi se le sue relazioni sono entrambe sbagliate e squilibrate.

    Con se stesso, pertanto, l’umanoide in vera relazione non è capace di entrare. Confonde se stesso con il proprio corpo, la propria mente, le proprie emozioni. Dominato dall’affascinazione, quando è sano pensa di poter restare tale per sempre, pensa perfino di poter essere immortale. Pensa che la salute gli spetti di diritto anche se mangia, dorme, respira, si veste e si comporta da incosciente. Pretende anche che una persona estranea, che di lui non conosce niente o quasi, il cosiddetto medico, lo faccia guarire al più presto quando si ammala. E, se guarisce, riprende a mettersi allo specchio della sua vanità.

    Con il mondo esterno le cose non vanno meglio. Nei rapporti con le persone gli Aggregati dominano incontrastati, alternandosi l’un l’altro. L’orgoglio, l’intolleranza, la gelosia, la lussuria, l’ira, l’invidia, la cupidigia, il furto, la menzogna, l’ipocrisia, il pregiudizio, l’offesa, l’indifferenza ecc. costituiscono la base del rapporto che l’umanoide ha con i suoi simili. Non sa amare nemmeno le persone più care.

    I rapporti tra la persone sottostanno tuttavia ad un processo di autoregolazione. Ogni azione è limitata e controllata dalla reazione dell’altro; sono scontri tra Ego che, con le loro dinamiche, si attestano attorno all’equilibrio che consente la cosiddetta "convivenza sociale" (vedi figura).

    Nei confronti dell’ambiente, però, l’uomo è più distruttivo. La reazione della natura, non essendo causata dall’energia dell’Ego, bensì da leggi cosmiche, è generalmente più lenta di quella di un essere umano, e consente agli aggregati psichici dell’aggressore di avere effetti devastanti e talvolta irreversibili. Di fatto, l’uomo ha distrutto il pianeta.

    La formazione del Centro di Gravità Permanente permette di migliorare notevolmente la qualità della nostra vita. Gli stati di sofferenza, gli impedimenti, le preoccupazioni, le circostanze sfavorevoli, per il fatto di essere causate dall’Ego e dalle conseguenti nostre pessime relazioni, a poco a poco scompaiono.

    Il miglioramento delle relazioni con noi stessi e con l’esterno ci conduce a quella progressiva semplificazione (àplosis) della nostra vita che è la base della futura FELICITA’.

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    PRATICA DI AUTOOSSERVAZIONE: sdoppiarsi ogni tanto nella giornata in osservatore (Essenza) e osservato (Ego); attraverso l’Essenza, percepire l’Ego che ci domina in quel momento e, se possibile, dargli un nome (intolleranza, desiderio, invidia ecc.). Non reprimerlo se questo costa troppo sforzo.

    PRATICA DI AUTORICORDO: nella giornata, ricordarsi ogni tanto di "se stessi", della propria Essenza, del fatto che non si è soltanto corpo fisico, ma che siamo manovrati da Aggregati psichici.

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